Oscar 2025: il trionfo di Anora tra conferme e colpi di scena

di Annalaura Sorrentino

La notte del 2 marzo 2025 al Dolby Theatre di Hollywood si è tenuta la cerimonia più attesa per gli appassionati del grande schermo: la notte degli Oscar. La 97ª edizione degli Academy Awards ha celebrato le eccellenze cinematografiche del 2024. La serata è stata caratterizzata da sorprese e conferme, e, come ogni anno in questa notte, è stata fatta la storia del cinema.

La cerimonia, condotta per la prima volta da Conan O’Brein, è stata aperta dalle due artiste Ariana Grande e Cynthia Erivo, le due protagoniste di Wicked, che hanno tenuto un’iconica esibizione canora. La serata è andata avanti con vari momenti memorabili, come l’omaggio a James Bond, che ha visto come protagoniste la giovane attrice Margaret Qualley in una performance di ballo, le cantanti Raye, Lisa e Doja Cat, e l’intervento in sala di un Adam Sandler in felpa e shorts. Ma ecco un’analisi dettagliata delle principali categorie, dei favoriti e dei vincitori.

Miglior Film

La categoria più ambita ha visto competere film di alto livello. Tra i favoriti spiccavano Anora, diretto da Sean Baker, Emilia Pérez di Jacques Audiard, The Brutalist di Brady Corbert e tanti altri titoli interessanti. Anora, un adattamento cinematografico della canzone “Waking Up in Vegas” di Katy Perry, racconta la storia di una sex worker che vive una moderna fiaba di Cenerentola, con un finale di disillusione per la sua categoria. Emilia Pérez, invece, narra la storia di una boss del cartello messicano che decide di sottoporsi a un intervento chirurgico per cambiare sesso e vivere come donna. Nonostante le 13 nomination, Emilia Pérez ha ottenuto solo due premi, mentre Anora ha trionfato come Miglior Film.

Miglior Regia

Sean Baker era il favorito per la sua direzione in Anora, e le previsioni sono state rispettate. Baker ha fatto la storia diventando la prima persona a vincere quattro Oscar per un singolo film, inclusi Miglior Film, Regia, Montaggio e Sceneggiatura Originale. Nel suo discorso per il ritiro della statuetta, Baker ha fatto appello al cinema indipendente e alle sale cinematografiche, che dopo il Covid19 sono state in forte calo. Ha incitato i registi a realizzare film per le sale, perché il cinema è un’esperienza e merita di essere vissuta come tale.

Miglior Attore Protagonista

La competizione era serrata, con Adrien Brody per The Brutalist e Timothée Chalamet per A Complete Unknown tra i principali contendenti. Brody ha vinto il suo secondo Oscar per la sua interpretazione in The Brutalist, consolidando la sua posizione tra i grandi del cinema. Durante il discorso di premiazione, Brody ha sforato il tempo previsto, diventando uno dei più lunghi della storia degli Oscar.

Miglior Attrice Protagonista

Questa categoria è stata una sorpresa per tutti, in quanto la favorita per la vittoria era Demi Moore per la sua interpretazione in The Substance, un body horror che tratta il tema della chirurgia estetica e di un’attrice finita nel dimenticatoio che viene sostituita da una sua versione più giovane. Per ironia della sorte, la vittoria è andata a Mikey Madison, la giovane protagonista di Anora, che si è portata a casa la statuetta, sorprendendo la maggior parte degli spettatori, dimostrando che a volte la realtà non è così distante dallo schermo.

Miglior Attore Non Protagonista

Kieran Culkin era il favorito per la sua performance in A Real Pain, avendo già vinto premi ai SAG, BAFTA e Critics’ Choice Awards. La sua vittoria agli Oscar ha confermato il suo talento e la sua versatilità come attore.

Miglior Attrice Non Protagonista

Zoe Saldaña ha emozionato il pubblico con la sua vittoria per il ruolo in Emilia Pérez. Nel suo discorso di accettazione, ha sottolineato l’importanza delle sue radici migranti e ha dedicato il premio a tutte le donne che lottano per realizzare i propri sogni. La sua vittoria non è stata una sorpresa, in quanto era la favorita di questa stagione cinematografica per questa categoria.

Miglior Sceneggiatura Originale

Anora ha continuato la sua serie di successi vincendo anche in questa categoria, grazie alla sceneggiatura coinvolgente e innovativa che ha catturato l’attenzione sia del pubblico che della critica. Il film si conferma l’assoluto vincitore di questa stagione, conquistando cinque statuette su sei nomination.

Miglior Sceneggiatura Non Originale

Il premio come miglior Sceneggiatura non originale è stato conquistato da Conclave, diretto da Edward Berger. Il film, tratto dal romanzo di Robert Harris, presenta un cast d’eccezione, con attori come Ralph Fiennes, Stanley Tucci, e l’orgoglio italiano Isabella Rossellini, candidata come miglior attrice non protagonista. Il film mette in evidenza le controversie della Chiesa, mostrandoci un conclave ricco di rivalità, sotterfugi e segreti.

Miglior Film Internazionale

Il Brasile ha celebrato la sua prima vittoria in questa categoria con Ainda estou aqui (Io sono ancora qui) di Walter Salles, tratto dal libro di memorie di Marcelo Rubens Paiva, che racconta la storia di suo padre, Rubens Paiva, desaparecido durante la dittatura militare brasiliana. La protagonista, Fernanda Torres, era tra le favorite per la vittoria come miglior attrice.

Miglior Film d’Animazione

Flow, un film d’animazione indipendente che ha sorpreso tutti vincendo il Golden Globe, ha continuato il suo successo agli Oscar, aggiudicandosi il premio come Miglior Film d’Animazione. La sua narrativa innovativa e lo stile visivo unico hanno conquistato sia la critica che il pubblico. Il film lettone era candidato anche nella categoria Miglior Film Straniero.

Miglior Documentario

No Other Land ha vinto il premio per il Miglior Documentario. Tratta dell’amicizia tra Basel, giovane attivista palestinese impegnato nella lotta contro l’espulsione di massa della sua comunità da parte dell’occupazione israeliana, e Yuval, giovane israeliano che si unisce alla sua lotta. Durante il discorso di accettazione, i registi hanno fatto un appello per la pace a Gaza, portando un momento di riflessione politica alla cerimonia.

Miglior Fotografia

The Brutalist ha vinto per la Miglior Fotografia, grazie alle sue immagini evocative che hanno catturato l’essenza del film. Con ben 215 minuti di durata e 10 anni di lavorazione, il film ha ricevuto diverse critiche per l’uso dell’intelligenza artificiale, che a detta di Brady Corbert, il regista, è stata utilizzata per modificare l’accento ungherese in alcuni dialoghi e per alcuni dei disegni architettonici che compaiono nel finale. La scelta è stata molto discussa, in quanto il film rievoca proprio la bellezza dell’architettura brutalista, ma il regista afferma nessuno degli edifici mostrati si è servito dell’IA, al contrario, le immagini sarebbero state realizzate a mano da artisti.

Miglior Montaggio

Sean Baker ha vinto il premio per il Miglior Montaggio per il suo lavoro in Anora, dimostrando la sua versatilità e il suo impegno nel progetto.

Miglior Colonna Sonora Originale

The Brutalist ha ricevuto anche il premio per la Miglior Colonna Sonora Originale, con una composizione musicale che ha arricchito la narrativa, realizzata da Daniel Blumberg, che per realizzarla si è ispirato allo stesso movimento brutalista, cercando una melodia che fosse “sia minimalista, sia massimista”. In qualche modo è riuscito nel suo intento.

In conclusione, questi Oscar sono stati una vera sorpresa, che ha visto il trionfo assoluto di Anora, film con 6 nomination, a discapito di Emilia Pérez, che di candidature ne aveva ben 13, e di The Brutalist, che ne aveva 10. Ma siamo davvero sorpresi? La politica è stata lasciata fuori dalle porte del Dolby Theatre, con qualche intervento degli attori, e le battute pungenti sono state evitate dalla conduzione. Durante il discorso di premiazione, la 25enne Mickey Madison ha citato le sex workers, definendosi una grande sostenitrice, posizione tipica di un femminismo liberale. Tutto ciò a discapito di The Substance, film diretto da una donna con posizioni chiaramente contro gli stereotipi di bellezza e l’oggettificazione femminile. L’unica presa concreta di posizione è stato il discorso alla vittoria per il documentario No Other Land, contro l’occupazione palestinese. Che sia un caso che l’esclusione della politica coincida con il ritorno di Donald Trump alla poltrona presenziale statunitense? Non c’è una risposta a questa domanda, ma è certo che chi si aspettava un concreto dissenso all’America trumpiana da parte degli attori hollywoodiani è rimasto con l’amaro in bocca.

 

 

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