Caso Almasri: scandalo e accuse a Giorgia Meloni

di Annalaura Sorrentino
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Il “Caso Almasri” ha recentemente scosso la scena politica italiana, coinvolgendo direttamente la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e alcuni membri del suo esecutivo. La vicenda ruota attorno all’arresto, alla successiva liberazione e al rimpatrio in Libia di Osama Almasri, un comandante libico accusato di gravi crimini contro l’umanità. Questo episodio ha sollevato una serie di accuse nei confronti della Premier, che ha risposto con fermezza alle critiche ricevute.

Osama Almasri, noto anche come Osama Najim, è nato il 16 luglio 1979 a Tripoli, in Libia. Dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011, Almasri ha iniziato a militare nelle forze armate libiche, entrando a far parte dell’Apparato di deterrenza (RADA), una delle principali milizie impegnate nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata. Nel 2015, è diventato comandante delle operazioni delle Forze speciali di deterrenza presso la prigione situata nell’aeroporto militare di Mitiga, vicino a Tripoli. Sotto il suo comando, la prigione di Mitiga è diventata il principale centro di detenzione dell’area di Tripoli. Tuttavia, secondo la Corte Penale Internazionale (CPI), durante il suo mandato sarebbero state commesse gravi violazioni dei diritti umani, tra cui l’uccisione di 34 persone e la violenza sessuale su un minore.

l 6 gennaio 2025, Almasri intraprende un viaggio che lo porta da Tripoli a Londra, con scalo a Roma-Fiumicino. Dopo una settimana trascorsa nella capitale britannica, si sposta a Bruxelles in treno e successivamente in Germania in auto, accompagnato da un amico. Durante il tragitto verso Monaco, il 16 gennaio, viene fermato dalla polizia per un controllo di routine e successivamente rilasciato. Il 18 gennaio, la Corte Penale Internazionale emette un mandato d’arresto nei suoi confronti per crimini di guerra e contro l’umanità commessi dal febbraio 2011. Il 19 gennaio, Almasri viene arrestato a Torino dalla polizia italiana. Tuttavia, il 21 gennaio, la Corte d’Appello dispone la sua scarcerazione a causa di un errore procedurale, evidenziando che l’arresto non è stato preceduto dalle necessarie interlocuzioni con il Ministro della Giustizia. Successivamente, Almasri viene rimpatriato a Tripoli su un volo di Stato.

La liberazione e il rimpatrio di Almasri hanno sollevato numerose critiche e interrogativi. La Procura di Roma ha avviato un’indagine nei confronti della Premier Giorgia Meloni, del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Le accuse riguardano favoreggiamento e peculato, in relazione alla gestione del caso Almasri.  Secondo le ricostruzioni, la decisione di rimpatriare Almasri sarebbe stata presa per “urgenti ragioni di sicurezza”, data la pericolosità del soggetto e la sua condizione di libertà sul territorio italiano dopo la scarcerazione. Tuttavia, questa scelta ha suscitato polemiche, soprattutto in considerazione del mandato di arresto emesso dalla CPI e delle gravi accuse pendenti sul comandante libico.

La Premier Meloni ha respinto con fermezza le accuse, dichiarando: “Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire. Vado avanti senza paura”. Ha inoltre criticato l’operato della magistratura, suggerendo che l’indagine possa avere motivazioni politiche. l caso ha provocato una spaccatura nel panorama politico italiano. Esponenti dell’opposizione hanno chiesto chiarimenti e trasparenza sull’intera vicenda, mentre membri della maggioranza hanno difeso l’operato del governo, accusando la magistratura di interferenze politiche.

La gestione del caso Almasri ha avuto ripercussioni anche a livello internazionale. La Corte Penale Internazionale ha espresso disappunto per la mancata consegna di un individuo accusato di gravi crimini, sottolineando l’importanza della cooperazione tra gli Stati membri per garantire la giustizia internazionale. Inoltre, la vicenda ha sollevato interrogativi sulle relazioni tra Italia e Libia, in particolare riguardo alla collaborazione nel controllo dei flussi migratori e nella gestione della sicurezza nel Mediterraneo.

l “Caso Almasri” rappresenta una complessa vicenda che intreccia questioni giudiziarie, politiche e diplomatiche. Mentre le indagini proseguono, resta fondamentale garantire la trasparenza e il rispetto delle procedure legali, assicurando al contempo la cooperazione internazionale nella lotta contro i crimini più gravi. a figura di Osama Almasri emerge come emblematica delle contraddizioni e delle sfide presenti nella Libia post-Gheddafi, evidenziando le difficoltà nel garantire la giustizia in contesti caratterizzati da instabilità e conflitti interni. Per l’Italia, il caso rappresenta un banco di prova per la tenuta delle istituzioni democratiche e per la gestione delle delicate relazioni internazionali, sottolineando l’importanza di un equilibrio tra sicurezza nazionale, rispetto dei diritti umani e obblighi internazionali.

 

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